17 Dicembre 2019

Qualità della vita 2019: uno sguardo sulla Calabria, in quale provincia si vive meglio?

Milano è la provincia italiana in cui si vive meglio. È quanto emerge da “Qualità della vita 2019”, l’indagine sul benessere delle province italiane stilata annualmente dal Sole24Ore. Il Sud fanalino di coda, Crotone e Caltanissetta chiudono la classifica generale. Ma, come si vive in Calabria? Quali sono le posizioni occupate? E i risultati ottenuti? Scopriamolo. 

La provincia di Milano si ripete e per il secondo anno consecutivo, si riconferma al primo posto della classifica delle province italiane in cui si vive meglio. Parola del Sole24Ore, nell’indagine “Qualità della vita 2019” sul benessere delle province e delle città metropolitane che, giunta al suo trentesimo anniversario, diventa extra large con il monitoraggio di ben 90 indicatori, 45 in più rispetto alle edizioni precedenti. 

Oggetto delle osservazione, in particolare, sei componenti dello star bene, raggruppati in sei macro-categorie tematiche: ricchezza e consumi, affari e lavoro, demografia e società, ambiente e servizi, giustizia e sicurezza, tempo libero.

A determinare il successo della provincia milanese, numerosi fattori quali l’aumento dei residenti a partire dal 2012; uno stile di vita sempre più verde e sempre più smart – attestato dalla prima posizione nell’ICityRank e nell’indice di ForumPa che valuta le città intelligenti – la ricchezza dell’offerta culturale; lo statuto di locomotiva imprenditoriale per l’intera penisola. 

Tra i record ottenuti da Milano, non solo la prima posizione nella classifica generale, ma anche il primato nella categoria “Affari e lavoro”, il secondo posto nella classifica di tappa “Ricchezza e consumi” e il terzo in “Cultura e tempo libero”. Negativa, invece, la performance in “Giustizia e sicurezza” complice, soprattutto, l’elevato numero di reati denunciati e di litigiosità.

Subito dietro il capoluogo lombardo, nella classifica generale 2019, si confermano le province dell’arco alpino: sul podio ci sono anche Bolzano e Trento, rispettivamente al secondo e al terzo posto, seguite da Aosta. A spingerle sono i record “di tappa”, ovvero le macro aree tematiche di cui è composta la classifica generale: Aosta è prima in “Ricchezza e consumi”, Trento vince in “Ambiente e servizi” e Bolzano in “Demografia e società”.

In generale, la classifica fotografa le performance positive di tutte le province delle grandi città: Roma, diciottesima, sale di tre posizioni rispetto all’indagine 2018. Napoli, pur collocandosi all’81°, guadagna 13 posizioni. Sulla stessa linea le performance di Cagliari, che fa un balzo di 24 posizioni (20°), Genova sale di 11 gradini (45°), Firenze di sette (15°) e Torino è 33esima (+ 5 sul 2018). Infine, Bari mette a segno un incremento di 10 posizioni, raggiungendo il 67° posto. Bologna in calo pur restando nella parte alta della classifica al 14° posto.

E la Calabria?

Occupano le ultime posizioni della classifica ufficiale, le province del Mezzogiorno.  Foggia al 105°,  Crotone al 106°  e Caltanissetta all’ultimo posto non fanno che confermare lo storico divario tra Nord e Sud Italia, da sempre una costante dell’indagine. Analizzando le performance su base regionale, il divario appare ancora più immediato: mentre Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia si siedono comodamente sul podio, seguite dal Veneto, presente nella top 10 con tre province;  Sicilia e Calabria, scivolano rispettivamente all’ultimo e al penultimo posto della classifica. 

I numeri sono impietosi. Basti pensare che la Calabria conta ben due province tra le ultime dieci posizioni della classifica generale e che, Catanzaro, prima in Calabria, occupa appena l’85°. Seguono Reggio Calabria, al 91° – grazie ad una lunga scalata che le ha permesso di recuperare ben 13 posizioni in un solo anno – e Cosenza, al 96° posto, che rispetto all’ultimo anno guadagna una sola posizione. Fortemente negative le performance fatte registrare da Vibo Valentia al 103° posto e Crotone al penultimo posto della classifica generale. 

A pesare in modo più significativo sulla negatività degli indicatori calabresi, sono le macro-categorie “ricchezza e consumi” e “affari e lavoro”: la prima tesa a fotografare l’andamento delle province rispetto a reddito, finanziamenti, prezzi, pensioni e spesa; la seconda, relativa ad occupazione, imprenditorialità giovanile, export, imprese. Negativi anche i valori legati all’offerta cultura (cinema, biblioteche, spettacoli, concerti, offerta culturale, strutture ricettive, palestre, sport) nell’ambito del macro-indicatore “Cultura e tempo libero”. 

1. Catanzaro 

La provincia di Catanzaro,  in 30 anni non è mai salita sul podio della classifica finale, né in quelle di categoria. Dalla prima edizione dell’indagine ad oggi, è scesa dalla posizione 77 alla 85. A rappresentare il miglior piazzamento è il 74° posto, registrato nel 2000. Il peggior risultato, invece, si incontra nel 2015 quando è arrivata a 100°. Rispetto ai risultati di “Tappa”, la miglior posizione è stata raggiunta nel 1995 con un 13 posto nell’ambito della macro-categoria “Demografia e società”. 

Passando in rassegna i sotto-indicatori che compongono le varie classifiche, Catanzaro ha fatto registrare alcuni record: nel 1992, 1993 per i più bassi prezzi di vendita delle case, nel 1992 per il minor indice di mortalità.

Rispetto ai risultati raggiunti nel 2019, le migliori performance si registrano rispetto alle due macro-categorie “demografia e società” (52° posto) e “ambienti e servizi” (57° posto). Particolarmente negativi gli indicatori relativi a “ricchezza e consumi” (97°) e “affari e lavoro” (91°)

2. Reggio Calabria

Nell’arco di 30 anni, la provincia di Reggio Calabria non è mai salita sul podio della classifica finale né in nessuna delle classifiche interne. Dal 1990 al 2019,  è scesa dalla posizione 87 alla 91. Rispetto alla classifica generale, il miglior piazzamento è stato il 79° posto registrato nel 1995. Il peggior risultato, invece, si incontra nel 2015 quando è arrivata al 110.

Passando in rassegna i sotto-indicatori che compongono le varie classifiche, reggio Calabria ha totalizzato alcuni record: nel 1990 si è aggiudicata il secondo posto per variazione del costo della vita, nella categoria “ricchezza e consumi” ; nel 1998, invece, ha ottenuto il primo posto per numero di imprese fallite ogni mille registrate, nella sotto classifica”affari e lavoro”. Infine, nel 2005, è risultata prima nell’indice climatico di escursione termica, in “ambiente e servizi”. 

Dalla fotografia scattata nel 2019, i migliori risultati emergono nell’ambito di “giustizia e sicurezza” (34° posto) grazie, soprattutto, al basso indice di mortalità, e in “demografia e società”, sotto-categoria nella quale si posiziona al 38esimo posto. Negative, invece le performance rispetto a “affari e lavoro” e “ricchezza e consumi”

3. Cosenza 

La provincia in 30 anni non è mai salita sul podio della classifica finale, è stata medaglia d’oro solo nel 1999 nella classifica della categoria “demografia e società”. Dalla prima edizione dell’indagine “Qualità della vita” ad oggi, la provincia cosentina è stata protagonista di una dinamica discendente che dal 73 posto registrato nel 1990, l’ha condotta all’odierno 96esimo posto. In trent’anni il miglior piazzamento è stato il 73 posto, registrato nel 1990. Il peggior risultato, invece, si incontra nel 2016 quando è arrivata 101.

Passando in rassegna i sotto-indicatori che compongono le varie classifiche, Cosenza ha totalizzato alcuni record: nel 1992 per il rapporto tra imprese iscritte e registrate; nel 1992 per il più basso indice di mortalità e nel 1999 per il più basso tasso di suicidi e tentativi); nel 2019 per la capacità di depurazione dell’acqua.

Gli indicatori per cui, nel 2019, si registrano i migliori risultati riguardano le macro-categorie “demografia e società”(65°posto) e”giustizia e sicurezza”(68°).Particolarmente negativa, invece, la performance connessa a “Affari e lavoro”, ambito nel quale la provincia si colloca al 101 posto, e “Ricchezza e consumi”, in cui occupa il 93esimo posto

4.Vibo Valentia 

La provincia di Vibo Valentia dal 1996, (anno in cui è entrata in classifica, dopo la fondazione al 1992) al 2019, è scesa dalla posizione 95 alla 103. Nell’arco di tempo considerato, il miglior piazzamento è stato l’80° posto, registrato nel 2001. Il peggior risultato, invece, si incontra nel 2016 anno in cui si è posizionata 110ma.

Vibo Valentia non è mai stata sul podio della classifica finale e ha ottenuto alcuni record negativi: nel 2016 è stata al 110 posto sia in “Affari e lavoro” sia in “Ambiente e servizi”; nel 2015 si è collocata alla posizione 109 nelle tre macro-categorie “Affari e lavoro”, “Ambiente e servizi”, “Demografia e società”.

Passando in rassegna i sotto-indicatori che compongono le varie classifiche, Vibo Valentia ha totalizzato tre prime posizioni. Nel 2000 e 2001 ha primeggiato per numero inferiore di divorzi e separazioni; nel 2005 è arrivata prima per bassa mortalità per tumore.

L’analisi dei risultati ottenuti nel 2019, mostra un quadro fortemente negativo. Il miglior piazzamento si registra nell’ambito di “Demografia e società”, con un 34esimo posto legato, in particolar modo, alla positività del numero di nati vivi e di morti per tumore. Rispetto alle restanti sotto-categorie, Vibo Valentia si colloca al di sotto della 92esima posizione. Nello specifico, è “Ambiente e servizi” la tematica per cui si individuano le performance più negative (104° posto); male anche l’andamento degli indicatori connessi a “Cultura e tempo Libero”, per la maggior parte concentrati a partire dalla centesima posizione. La provincia risulta inoltre una tra le meno sicure della regione, basti pensare che si posiziona al 98esimo posto per omicidi volontari.  Non va meglio il settore “Affari e lavoro”, per cui la Provincia si posizione al 92esimo posto. 

5. Crotone 

Gravi i ritardi fatti registrare dalla provincia di Crotone, ultima tra quelle calabresi, e penultima nell’ambito della classifica generale. La provincia in 30 anni non è mai salita sul podio della classifica finale, è stata medagliata d’oro solo nel 2002 e nel 2010 nella classifica di categoria “Demografia e società” e nel 2014 in “Giustizia e sicurezza”. La provincia di Crotone è scesa dalla posizione 101 alla 106 dal 1996 ( anno in cui è entrata in scena) al 2019. Il miglior piazzamento è stato il 46° posto, registrato nel 2020. Il peggior risultato, invece, si incontra nel 2016 e nel 2019 quando è arrivata 106.

In particolare, passando in rassegna i sotto-indicatori che compongono le varie classifiche, Crotone ha totalizzato alcuni record, tra cui: nel 1998 per il minor numero di rapine in banca; nel 2001 per il più basso indice di mortalità; nel 2004 per il minor numero di furti denunciati in abitazione; nel 2007 per il minor numero di denunce di scippi e borseggi; nel 2019 per il miglior indice di rotazione delle cause civili in tribunale.

Rispetto al 2019, la performance migliore si registra nell’ambito di “Demografia e società” (33° posto). La positività del dato è da attribuire soprattutto ai sotto-indicatori nati vivi e mortalità per tumore. Fortemente negativi gli indicatori “Ricchezza e consumi” (106° posto),”Cultura e tempo libero” (105°) e “Affari e lavoro”(104°), sotto-categorie tematiche per cui la provincia si colloca al di sotto della posizione 104. Male anche “Ambiente e servizi”(95° posto). 

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Fonte: Sole24Ore